Passerà alla storia come il pasticciaccio brutto del Gran Premio, una sorta di oggetto virtuale che ha alimentato sogni speculativi, polemiche, bluff e dichiarazioni di guerra seguite da pace&paiata. Ha smosso persino importanti aziende editoriali quotate in borsa i cui componenti dei cda sono costruttori tenuti lontani dal business. E tutto senza che esista un documento ufficiale. Niente. Solo chiacchiere e rassegna stampa. E anche un giallo, quello di ieri pomeriggio, quando il patron Maurizio Flammini ha annunciato una presentazione alla stampa del “progetto vero” e poco dopo ha marcato visita rinviando l’evento a data da destinarsi.
A sostenerlo è il Coordinamento cittadini e comitati a difesa dell’Eur, un’assemblea semivirtuale nella quale lavorano i residenti più agguerriti, quello che all’inizio hanno detto forse e che ora di bolidi sotto casa e di cubature fantasma che aumentano di notte e dimagriscono di giorno, non ne vogliono sapere. Sono stati loro che hanno chiesto e ottenuto un atto istituzionale: l’audizione dello scorso 14 ottobre, presso la Commissione Trasparenza del Comune di Roma. Proprio la trasparenza è la parola d’ordine del Coordinamento che ha così redatto un documento che dovrebbe costituire una specie di vangelo. Lucidi e inferociti contro le chiacchiere, i cittadini si sono di fatto sostituiti all’Amministrazione nei diversi segmenti: dal sindaco, al Consiglio Comunale, al Municipio XII e all’Eur spa, tutti quelli che avrebbero dovuto produrre almeno una carta e invece se ne sono guardati bene.
Il documento parte dai terreni: “Di chi sono e quale destinazione urbanistica hanno?”. Quindi si passa alle cubature della discordia, con tre quesiti: “Quanti sono i metri cubi previsti dal progetto, chi li paga e chi li gestisce”. Ancora punti interrogativi, questa volta per le cosiddette compensazioni e sul perché non si è mai parlato di una gara pubblica per la gestione dell’evento. La raffinatezza delle questioni poste non trascura le richieste mai fatte di: impatto ambientale, autorizzazioni delle sovrintendenze e poi il ruolo dell’amministrazione comunale e del sindaco Alemanno in particolare che ha solo “asfaltato quotidiani” con dichiarazioni.
Ma il pasticcio Gp non finisce solo con i quesiti del Coordinamento. Una riflessione è d’obbligo. Sul Gran Premio di Roma, infatti, l’intero Comune è in preda ad una sorta di crisi di identità istituzionale. Nonostante sindaco, Giunta e Consiglio non abbiano mai scritto né adottato alcun atto, le commissioni consiliari Ambiente e Trasparenza vivono giorni di intenso lavoro. Convocano audizioni con i comitati di quartiere, esaminano criticità e proposte; tensioni, raccolgono indicazioni e pareri opposti e, non soddisfatte del lavoro “istituzionalmente inutile”, riescono anche ad aggiornare il calendario dei lavori. Dopo il 14 ottobre, Andrea De Priamo, presidente della Commissione Ambiente ha indetto un nuovo appuntamento. Si tornerà a parlare di GP il prossimo 4 novembre. Insomma, tutta la macchina capitolina è impegnata come se in gioco ci fosse l’iter formale di un progetto che potrebbe cambiare il volto della porta sud della città. Come se… Punto e basta.
Ma non è solo la macchina comunale a lavorare inutilmente. L’intera storia della Formula Uno alla romana è un concentrato di chiacchiere. Un anno fa doveva essere un progetto a zero cubature, poi sono spuntati i palazzi. Per ben cinque volte è stato annunciato, anche dal sindaco, il contratto con Bernie Ecclestone, successivamente smentito dopo il Gp di Corea. E poi Flammini. Ha dichiarato prima di aver presentato il progetto al Comune (non ce n’è traccia al protocollo generale del Campidoglio né all’assessorato all’Urbanistica) e poi ha iniziato un giro privato di consultazioni con i cittadini ,spedendo nell’angolo il Municipio XII e il presidente Pasquale Calzetta e l’Eur Spa con tutti i suoi manager. Insomma, il Gran Premio di Roma sembra più il bluff del secolo o un nuovo gioco per una piattaforma virtuale condivisa.