Accordo bi-partizan Pdl-Pd per la legge di iniziativa popolare con l’Area Metropolitana ridisegnata dal decreto taglia-Province. Giovanni Azzaro riunisce Pasquale Calzetta, Alfredo Milioni, Antonella De Giusti e Dario Marcucci che danno il via alla raccolta delle firme. “La soluzione proposta dal Governo genera un “mostro giuridico” – dicono – un nuovo ente inutile, senza risorse né poteri: una sorta di ibrida “Provincia Metropolitana”. L’obiettivo è cambiare la legge.
Il tema è di quelle che fa storcere il naso ai cittadini. Chi non vive la politica direttamente o per passione, infatti, al solo pensiero di una “nuova questione romana” prende la via della fuga mentale e torna ad occuparsi del bus che ritarda o chi sarà l’erede di Totti. Il problema è invece reale: il Governo lo scorso agosto ha approvato la riorganizzazione di Roma, poi ha cassato la Provincia e questo senza che nessuno dell’esercito dei politici romani potesse aprire un dibattito e magari confezionare una proposta costruita per il territorio e in gradi di affrontare la serie infinita di problemi che la “grandezza” romana genera.
Nel silenzio, allora, la base si organizza e, a sorpresa, assolutamente bi-partizan. Nell’unione dei Municipi che vogliono dire la loro sulla riorganizzazione dell’area romana il Pdl si allea col Pd e, insieme, sposano una causa aperta dal movimento Grande Sud di Roma, new entry del caos romano che porta la firma di Giovanni Azzaro e il motore di Gianfranco Micciché. Dietro slogan e uomini, c’è però una proposta di legge di iniziativa popolare che ha come oggetto “Istituzione della Città Metropolitana di Roma Capitale e il riordino della Provincia di Roma”, presentata lo scorso 12 settembre alla Corte di Cassazione. Oltre ad Azzaro, l’hanno firmata Pasquale Calzetta presidente del XII Municipio, Gianni Giacomini (XX Municipio), Alfredo Milioni (XIX), Antonella De Giusti (XVII Municipio) e Dario Marcucci (III Muncipio). Occhio e croce, insieme ai consiglieri municipali e comunali che hanno aderito il No a Monti rappresenta più o meno un paio di milioni di cittadini che li hanno eletti come rappresentanti. Ma cosa vogliono i promotori di questa nuova “questione romana”? “La soluzione proposta dal Governo genera un “mostro giuridico” – dicono – un nuovo ente inutile, senza risorse né poteri: una sorta di ibrida “Provincia Metropolitana”.
Su 17 consiglieri scelti tra i Sindaci solo 1 – il Sindaco di Roma – (non) rappresenterà i tre milioni di residenti della Città Eterna. Assurdo. Roma Capitale è privata (in spregio alle recenti modifiche del titolo V della Costituzione) della possibilità di diventare Città Metropolitana (rimarrà di fatto Comune) e quindi ai Municipi (almeno 200 mila abitanti) viene ancora tolta la responsabilità del governo dei loro enormi territori: poiché essi non potranno (come prevede la legge!) trasformarsi in Comuni. Inoltre la Regione Lazio ha troppi poteri e spesso li utilizza male, affermano. La legge prevede che dovrà cedere molti di quelli amministrativi a Roma Capitale e ai comuni del Lazio”. E così lunedì 12 un incontro-conferenza stampa nel corso del quale i Presidenti dei Municipi, gli amministratori locali al fianco di Grande Sud per il Lazio presenteranno il lavoro fino ad ora svolto dal Comitato Promotore “ROMA 2013”. Illustreranno i punti essenziali della Proposta di Legge e le prossime iniziative per arrivare all’ultimo appuntamento utile (la conversione del Decreto approvato dal Governo) per allineare la governance della Capitale d’Italia alle altre capitali europee.
Via libera alla raccolta della 50.000 firme necessarie serviranno per portare in Parlamento la proposta di Legge perché venga approvata in tempo utile e/o venga recepita come emendamento dal Governo o dal Parlamento. Come reagirà il Governo dei tecnici non è dato saperlo. Certo che è ai romani la nuova geografia amministrativa non piace: la nuova città metropolitana è più un tratti di penna che un’idea per amministrare.